È un accumulo di stimoli, di troppi stimoli, senza la possibilità di correre ai ripari si può incorrere in un vero e proprio arresto del sistema. Come se il cervello fosse un dispositivo con tante finestre aperte. Si può aver bisogno di una battuta di arresto, come se si dovesse riavviare il sistema.
Il meltdown é comunque una risposta involontaria del corpo in seguito all’accumulo di troppi stimoli che generano frustrazione. Si viene completamente sopraffatti.
La sovraesposizione può essere di varia natura: cognitiva, emotiva e sensoriale.
Detto questo e capito che cosa sia ”in teoria” un meltdown, vorrei raccontarvi di quello che succede realmente.
Succede che ti trovi in un luogo, tuo figlio va in arresto. Nel nostro caso pianti strazianti, urla disumane, si butta a terra, si morde la mano fino a farsi uscire il sangue. Inconsolabile, inarrestabile, irraggiungibile.
Per i genitori diventa un’esperienza devastante, il non riuscire a placare il suo mare in tempesta, il sentirsi impotenti di fronte a tuo figlio sofferente, al sentirsi totalmente incompetenti come genitori. Ma, in particolare, il dover fare da schermo e filtro a tuo figlio, per tutti gli sguardi pieni di astio ed incomprensione che arrivano dagli altri. Anche perché la maggior parte delle volte, ovviamente, i meltdown arrivano in pubblico.
Preparatevi a dover difendere il vostro bambino come una leonessa difende i cuccioli.
Ognuno reagisce in maniera diversa, quello che posso dirvi è che a me piacerebbe trovare un sorriso amico, non uno sguardo giudicante. Non serve propriamente un aiuto, basterebbe trovare nel vostro sguardo EMPATIA.
Noi abbiamo vissuto spesso queste situazioni, le viviamo quotidianamente, ogni volta è una pugnalata in mezzo al petto, fra stomaco e cuore.
La durata e l’intensità di una crisi è soggettiva, non per tutti e uguale. Per noi sono devastanti, uno strazio per l’anima. Thomas fa fatica ad uscire dalla crisi, ne resta sopraffatto per ore.
E con ore, intendo veramente ore.
Di solito un’ora, due…. mezza giornata… ma c’ è stata una volta in cui abbiamo toccato il tetto massimo: 16 ore.
Provate voi ad immaginare 16 ore di urla, pianti… un bambino inconsolabile, spesso non raggiungibile a livello tattile (perché è talmente tanto in sovraccarico che non vuol essere nemmeno sfiorato), che non trova pace.
Per un genitore è qualcosa che non si può spiegare.
Fallimento, rabbia, tristezza ed amarezza.
Soffriamo con i nostri figli, in più ci sentiamo inutili.
Come quella volta che abbiamo avuto un meltdown in aereo, io ne sono uscita completamente fradicia di sudore, tanta è stata la fatica fisica per contenerlo tra le mie braccia. Emotivamente ne siamo usciti a pezzi, ho pianto per giorni. La sensazione di impotenza che aveva attanagliato il mio stomaco, non mi voleva abbandonare.
E se noi ci sentiamo così, provate ad immaginare come si sentono loro.
Il mondo che si frantuma nelle loro mani.
Voi che ci puntate il dito contro, con le vostre mosse e le vostre parole taglienti, ricordatevi che non siamo genitori incompetenti, tantomeno i nostri figli sono capricciosi. Abbiate la decenza di non giudicarci, perché voi non sapete le battaglie che stiamo combattendo.
A questo punto non mi resta che svelarvi il segreto per gestire il meltdown di vostro figlio:
non esiste nessun segreto!
Niente Panico, contate fino a tre e respirate.
Non forzatelo, otterrete l’effetto contrario!
Rispettate i suoi tempi.
Se vi fa avvicinare, provate a contenerlo in un abbraccio.
Fategli capire che ci siete, siete li per lui, nonostante tutto.
Per gli sguardi Inquisitori non c’è soluzione, però un bel Vaffa, sicuramente vi alleggerirà lo stomaco.
Flavia 💙