Si il titolo è giusto, ancora prima di affrontarlo, il dolore va spiegato.
Come si spiega un dolore?
Non si può.
La vita è un moto continuo di avvenimenti, di cose belle e cose brutte.
Vi siete mai fermati a pensare come riuscite a spiegare le emozioni di quel momento ad un ipotetico interlocutore?
Noi neurotipici abbiamo un grande dono, spesso non ce ne rendiamo neanche conto: riusciamo ad interpretare ed a ricevere le emozioni della persona che ci sta davanti, attraverso l’analisi (inconscia ed automatica) della gestualità e delle espressioni della persona che ci sta parlando.
Ma che succede se dobbiamo spiegare una gioia old un dolore ad una persona neurodivergente, che non riesce ad interpretare il linguaggio corporeo, né tantomeno le espressioni facciali? Come spieghiamo una forte emozione ad un qualcuno che non riesce a quantificare le emozioni perché non può toccarle? E se, oltretutto è una persona non verbale?
Mi sono trovata in questa situazione, la mia famiglia ha subito un lutto ed io ho cercato di affrontare la cosa con i miei figli. Subito ho notato la differenza: Rebecca è riuscita a capire il mio stato d’animo appena ho varcato la soglia di casa, non ci sono volute spiegazioni. Lei mi ha abbracciata ed autonomamente ha gestito le sue rischieste verso di me: mi sono resa conto che ha cercato di chiedermi lo stretto indispensabile durante queste giornate. E mi ha abbracciata spesso, dicendomi che ne aveva bisogno. I bambini sono fantastici in questo: ti fanno credere di aver bisogno , mentre sanno benissimo che sei tu ad averne realmente bisogno.
Invece con Thomas è stato tutto molto più complicato (da parte mia) ed evidentemente tutto molto istintivo (per lui).
Ho avuto bisogno di alcuni momenti per me, per riprendere fiato, momenti in cui le aspettative nei miei confronti si dovevano abbassare, momenti in cui ho avuto bisogno di rallentare i pensieri ed il cuore. Lui questo stato d’animo non è riuscito ad interpretarlo, mi guardava stranito e continuava a farmi le sue “richieste” a mille chilometri orari, come fa sempre.
Ho provato più volte e con diverse tecniche diverse ( foto, CAA, etc) a fargli capire che ero triste è che avevo bisogno di un pochino di tempo per stare tranquilla, perché era successa una cosa che mi aveva fatto diventare triste.
La spiegazione di un lutto è una cosa quasi impossibile già in situazioni di neurotipicità, ma in questo caso sarebbe stato difficilissimo. Ho preferito provare a spiegare e dare un colore ed una forma a quello che stavo provando. Che anche essere triste è parte di noi stessi, può succedere.
Sono sicura che non ha facilmente capito quello che gli stavo spiegando, od il perché io fossi così diversa dal solito: ma mi ha fatto capire inequivocabilmente che lui mi ama, anche quando non sono la stessa mamma di sempre, anche se sul mio viso scendono le lacrime. Forse non avrà “visto” le mie emozioni, ma sicuramente le ha percepite in un modo a me sconosciuto.
Perché l’amore vince, sempre.
Flavia💙