Sicuramente non è un termine scientifico, ma è una cosa di cui parlavo con l’insegnante di mio figlio,
pensandoci bene è un termine che si applica molto a come mi sento davvero in questo momento.
La fine della scuola, l’inizio imminente di un nuovo ciclo scolastico, il non avere certezze, tranne quella di aver preso la nostra insegnante, che si, potremmo sempre vedere fuori da scuola, ma non potrà più seguirci passo passo durante il nostro percorso.
Oggi sui social, mi avete chiesto in tantissimi quale fosse la parte peggiore, il perché del mio dolore per questo distacco. Mi avete detto che magari troveremo insegnanti validi ed andrà tutto bene lo stesso.
Avete ragione, sicuramente sarà così, o almeno ce lo auguro.
Adesso sono pronta a raccontarvi il perché di questo mio terrore, il perché di questo doloroso distacco, e ve lo voglio dire adesso che è appena finita, perché se aspettassi settembre so che il dolore sarebbe per me voragine e non riuscirei più a scriverne.
La complessità di Thomas è sempre stata motivo di discussione di medici e terapisti, atipico fra gli atipici. Così lo hanno sempre definito. Un bambino con talmente tante compromissioni sensoriali e cognitive da interferire completamente con la sua comprensione e la sua vita. Ci hanno sempre dato poche speranze, poco margine di miglioramento.
È il bambino più complesso che abbiamo avuto da trent’anni a questa parte.
Che cosa può pensare un genitore?
Se la scuola accoglie un bambino sulla base esclusiva della diagnosi, lui era dato per spacciato.
Poi in terza elementare è arrivata lei, Anna.
Mi ha sempre detto di fregarmene di quei quattro fogli, lui era molto più di quello.
Aveva ragione su tutto. La sua preparazione, competenza incredibile e amore smisurato hanno portato dei frutti incredibili.
Nessuno mai mi aveva detto che mio figlio avrebbe potuto saper distinguere le quantità fini a dieci, che avrebbe potuto avere una capacità di lettura globale (visiva) e poter riprodurre parole sulla tastiera di un P.C. Nessuno mai mi aveva detto che avrebbe potuto dimostrare i suoi gusti e provare a farci capire che cosa gli facesse male. Ma sopratutto che potesse indicarmi con certezza, tramite le nostre adorate immagini (meravigliosa CAA) chi fosse stato a fare una cosa, con sicurezza.
Nessuno lo aveva mai fatto, tranne lei.
Ha comunicato col mio bambino non verbale in modi assolutamente incredibili, gli ha insegnato a stare in classe, a partecipare alle attività, ad essere parte di un qualcosa.
Tutte le difficoltà di mio figlio avrebbero potuto fermarla, invece per lei non ci sono state ragioni.
Lo ha trattato come un bambino, come tutti gli altri.
Quindi se ancora non fosse chiaro, che cosa mi spaventa di più in questo cambio di ciclo scolastico?
Che lui possa perdere tutte le sue competenze, conquistate con costanza e dedizione.
Flavia🩵